Cronaca emotiva di due momenti magici
tratti da un Botswana / Namibia
gruppo Mormandi
La nostra meta è: Kubu Island.
Luogo mitico dalle coordinate incerte; situato da
qualche parte a sud-est di Maun, allinterno delle Makgadikgadi Pans ! Dopo un'
alzataccia restiamo ad aspettare per un'ora il camion che per alcuni giorni sarà il
nostro mezzo di trasporto. Finalmente eccolo arrivare con tanto di autista: un corpulento
neozelandese che ci riserverà più di una sorpresa...
Anche il camion ci riserva delle sorprese; a
prima vista sembra molto comodo e confortevole, infatti all'interno ci sono frigobar, aria
condizionata e dieci posti a sedere (più tre in cabina e noi siamo in undici!),ma poi,
caricato il grosso dei bagagli nel bagagliaio, saliamo a bordo con i bagagli a mano e
così ci ritroviamo un po strettini; poi appena partiamo ci accorgiamo che ci sarà da
ballare parecchio...
Lungo la strada carichiamo la guida e poi via
sino a Gweta dove ci fermiamo per la colazione; ripartiamo, ed una volta a Zoroga iniziano
i problemi: la guida sembra non sapere la strada(o forse non riusciamo ad
intenderci..);cosi entriamo in paese ma poi ritorniamo sulla strada principale e
proseguiamo; dopo alcuni km. ci accorgiamo che qualcosa non quadra, così facciamo
dietro-front e ritorniamo a Zoroga, qui, su indicazione di un indigeno,
imbocchiamo una pista stretta e sabbiosa. Attraversiamo così immense pianure
di sterpi e poi fitte boscaglie e poi pianure di sterpi e poi fitte
boscaglie con enormi baobab e grandi acacie spinose che, con i loro rami
sfregano con un acuto stridore la carrozzeria ed i vetri del camion come se
cercassero di farci desistere dal nostro proposito logorandoci i nervi.
Proseguiamo, ma con il continuo
assillo: sarà la pista giusta?! Occasionalmente incontriamo delle capanne
sperdute in questa immensità desolata e ci chiediamo come sia possibile
vivere in un luogo del genere. La guida sembra sempre più un peso inutile ed
è anche assai cocciuto in quanto solo dietro pressanti insistenze si degna
di chiedere informazioni alle poche persone che incontriamo; tra queste due
uomini a cavallo che avvistiamo da lontano e che raggiungiamo uscendo dalla
pista; l'indicazione che ci danno è: Avanti!
Così facciamo, la pista sembra essere
quella giusta...ma sarà quella giusta?! Di certo è interminabile, e solo quando ormai
le speranze stanno venendo meno, quando ormai le acacie sono sul punto di raggiungere il
loro scopo... ecco che all'orizzonte cè qualcosa di diverso da una pianura di
sterpi o da una fitta boscaglia, "sentiamo" che finalmente abbiamo raggiunto la
nostra meta, anche se non ci sono cartelli del tipo: " BENVENUTI A KUBU
ISLAND!"
sappiamo che siamo arrivati.
Euforia generale; ancora pochi minuti di camion e
poi scendiamo e ci sparpagliamo a fotografare! Kubu Island è un promontorio roccioso che
si erge nel centro di un' immenso lago prosciugato ed una volta giunti sulla cima lo
sguardo spazia sino all'orizzonte e vede.. IL NULLA! L'ambiente circostante è dì una
vastità tale che risulta difficile da descrivere ed ancor di più da immaginare.. .km. e
km. di una piatta distesa grigia e polverosa, il silenzio è quasi assoluto, solo il vento
soffia lieve risparmiandoci bontà sua, il trauma del silenzio totale.
Dopo aver saltellato da una roccia all'altra come
un solitario stambecco mi fermo per un attimo a contemplare questo lago di polvere
grigia e vengo raggiunto da Mariangela (una ragazza del gruppo) ed insieme completiamo il
giro del promontorio tra grandiosi baobab e grosse acacie spinose dopodiché ci dirigiamo
verso uno "scoglio" che sì eleva solitario nel mare di sabbia ed una volta
raggiuntolo restiamo lì a gustarci il tramonto su questo ambiente ai confini del mondo ,
irreale ed allucinante, su questo luogo dove il tempo sembra essersi fermato da migliaia
di anni, su questo oceano di silenzio, solo noi in questo mare di solitudine.
Ritorniamo al campo dove, dopo aver piantato la
tenda su un terreno durissimo e spinoso, ci attende la cena, questa sera menù speciale:
spaghetti con tonno olive e capperi e per secondo formaggini Belpaese e da bere ci sono
birre e bibite fresche, il tutto viene divorato alla velocità della luce.
Dopo la cena, camminando al buio e tutti
imbacuccati, ritorniamo(con altre persone) allo scoglio e li restiamo per un po' a goderci
il silenzio il freddo, il vento ed il cielo stellato cercando di avvistare le stelle
cadenti...
La mattina dopo mi alzo poco prima delle
6.OO,sveglio Mariangela ed insieme andiamo sopra a Kubu Island per vedere lalba;
dopo circa mezz'ora, visto che il sole non si decide a spuntare, scendiamo nella piatta
distesa polverosa e lì, per un po, vaghiamo senza meta.. sotto i nostri piedi a tratti
di polvere soffice si alternano tratti di polvere secca e crocchiante...ad un tratto,
eccolo, è lui:
IL SOLE! CLIC..CLIC..CLlC.
Terminato il nostro vagare ed il nostro
fotografare ritorniamo al campo e dopo la colazione partiamo; addio Kubu
Island, addio
Isola degli Ippopotami, oceano di silenzio, mare senza tempo... per te ci sarà sempre un
posto nei nostri cuori!
Il cancello del campeggio è chiuso.
Per fortuna abbiamo avvertito per telefono che
saremmo arrivati alle 19.00 e dato che spacchiamo il minuto ci fanno entrare.
Per l'ennesima volta piantiamo le tende al buio e
per lennesima il terreno è durissimo ma ormai abbiamo un sacco di esperienza e la
cosa e risolta in breve tempo o quasi.
Dopo cena; visto che è sfumata la possibilità
per il giorno dopo di vedere l'alba sulle dune di SOSSUSVLEI, io e Mariangela ci
consoliamo a vicenda facendo una passeggiata notturna per il campeggio mentre tutti
gli altri si ritirano nelle loro tende.. .ma non sanno che chi dorme non piglia...
Orici??!!
Infatti, al termine della nostra camminata
abbiamo un'emozionante incontro ravvicinato con degli splendidi esemplari.
Il giorno dopo partiamo in tutta tranquillità
per le dune dì Sossusvlei; già lungo la pessima strada sterrata abbiamo modo di ammirare
queste sinuose montagne di polvere rossa che si stagliano contro un cielo blu; ognuna
diversa dall'altra per forma e dimensione che spettacolo.
Facciamo una breve sosta e
scendiamo dai pulmini per andare a fotografare, ai suoi piedi, una magnifica
duna poi risaliamo e proseguiamo sino al parcheggio e qui ci viene elargita
un'ora di libertà.
Tempo che occupo per raggiungere, con Mariangela
ed altre persone, la duna più vicina ed una volta arrivati in cima alla prima cresta ci
buttiamo di corsa giù per il versante opposto, cosa assai facile e divertente, il
difficile è risalire... la sabbia rossa è talmente fine che si insinua dappertutto e
così quando facciamo ritorno ai pulmini abbiamo "le dune nello scarpe"!!
Ripartiamo per andare a vedere il canyon che si
trova vicino al campeggio.. la cosa non mi trova affatto daccordo : lasciare il
coloratissimo, geometrico, variegato, soffice e divertentissimo ambiente delle dune per un
grigio e squallido canyon?! Mah.
Dopo mezz'ora rientriamo in
campeggio dove troviamo un forte vento ed osserviamo alcune tende piegarsi in modo
preoccupante; ma ciò non ci toglie l'appetito e con voracità divoriamo quel poco che la
cassa ancora contiene.
Solo alle 16.00 ripartiamo per Sossusvlei per
vedere il tramonto sulle dune.. grave ed imperdonabile errore...
Sono le 17.00 quando lasciamo i pulmini ed
iniziamo a camminare; la pista è di pura polvere e procedere risulta difficoltoso, solo
uscendo dal sentiero il terreno si fa più duro e cosi si può camminare più spediti. Il
paesaggio è stupendo, siamo attorniati dalle dune: alte e basse, sinuose e coloratissime;
ad un certo punto ecco un Orice e con le dune sullo sfondo è bellissimo.
Mi giro ed agito le braccia per segnalare a
Mariangela, che è rimasta un poco indietro, lo splendido animale e poi riprendo a
camminare. La pista sembra non finire mai ed il sole sta calando rapidamente.. comincio a
guardare l'orologio con crescente preoccupazione: sta a vedere che non arriviamo in tempo.
Aumento il passo, davanti a me ci sono solo due ragazze ma non sono del nostro gruppo,
dietro dì me ci sono solo Carla e Sauro mentre gli altri sono tutti parecchio indietro;
non ce la faremo mai!
Sono le 18.20 quando finalmente ecco il
parcheggio per i veicoli 4X4 e la zona attrezzata con tavolini, sgabelli e servizi: ecco
SOSSUSVLEI .
Il sole è disperatamente basso, non ce la faremo
mai. Vedo le due ragazze davanti a me inerpicarsi su per una duna, le seguo, dietro di me
Carla mentre Sauro decide di rinunciare, aumento ancora il passo e sono al massimo, questa
dannata sabbia non mi consente di andare più veloce ma forse ce la faccio, manca poco
alla cresta, Carla, sempre dietro di me, dice di tornare indietro, ma ormai manca così
poco che la incito a continuare, forse ce la facciamo, vedo che le due ragazze sono ormai
sulla cresta, cammino a fatica affondando nella polvere, lultimo tratto è il più
faticoso, ecco.. sono... sulla... cresta....ed... il.... sole........ NON C'E'.
Maledizione, questione di pochi
minuti, ne sono
certo.
Mentre le due ragazze corrono giù dalla duna
ecco arrivare Carla, ci accontentiamo del panorama, qualche foto veloce e poi apro lo
zaino per prendere la borraccia e trovo:la giacca a vento di Mariangela.
Mi ero offerto di portagliela perché lei aveva
con sé anche il materassino con il quale avevamo intenzione dì discendere dalla duna.
Beviamo un sorso d'acqua poi Carla
mi chiede se ho una torcia elettrica ma me la sono scordata ed oramai sta facendo buio
velocemente e quindi si mette male (sono le 18.50);scendiamo rapidamente dalla duna poi,
mentre ci togliamo la sabbia dalle scarpe, sentiamo una voce che ci chiama: è Mariangela.
Con lei ci sono altre quattro persone del gruppo,
ci uniamo a loro e tutti insieme prendiamo la via del ritorno facendo bene attenzione a
seguire le carreggiate dei pneumatici ed i paletti che a tratti, delimitano la pista; per
fortuna Mariangela(previdente) ha portato una torcia, ma anche così il timore di perdersi
permane, perciò, a differenza dellandata, il ritorno lo effettuiamo senza mai
uscire dalla pista...meglio faticare che rischiare di perdersi.
Cosi, con il cuore in gola, le dune nelle scarpe,
un 'immenso cielo stellato sopra le nostre teste e con le batterie della torcia quasi
scariche riusciamo ad arrivare al parcheggio(sono le 20.10) dove un autista con un pulmino
è rimasto ad aspettarci; cè anche un messaggio da parte del resto del gruppo: sono
tornati tutti quanti in campeggio con l'altro pulmino.
Con una spettrale corsa notturna di un'ora esatta
rientriamo anche noi al campeggio e così vediamo dipingersi sui volti dei nostri amici
un'espressione strana, un misto di sorpresa (non ci aspettavano così presto) e di
sollievo(erano un po preoccupati) be, siamo qui, tutti salvi.
La cena è quasi pronta, questa sera menù
speciale: minestra di riso e, udite udite, delle enormi braciole alla brace.
Dopo la pantagruelica cena, come al solito, tutti
a dormire, mentre io e Mariangela, come al solito, ce ne andiamo a fare una passeggiata di
consolazione per il mancato tramonto e la mancata discesa dalla duna sul materassino...
Questa sera il campeggio è quasi deserto e così "ci prendiamo una piazzola tutta
per noi", ci sediamo su di un muretto sotto un'enorme albero, adesso nel cielo c'è
la luna piena ed all'orizzonte s'intravedono le dune ....buon ferragosto!
Il mattino dopo, quando partiamo per WINDHOEK lo
facciamo con " le dune nel cuore" e, già lo sappiamo ci rimarranno per sempre!
RICCARDO RIVA
BOTSWANA / NAMIBIA 21/07/92 18/08/92
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